Si è conclusa il 27 febbraio la Slow Wine Fair, la manifestazione organizzata da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food, dopo tre giorni di approfondimenti e assaggi delle oltre 5.000 etichette in degustazione. L’obiettivo principale della fiera bolognese, che per la terza edizione ha riunito più di 1.000 produttori, è stato quello di cambiare l’approccio all’agricoltura, partendo da un fronte cruciale – la viticoltura – e mettendo al centro la fertilità del suolo. L’industrializzazione dell’agricoltura ha compromesso la salute dei suoli attraverso un uso eccessivo di sostanze chimiche di sintesi e lavorazioni profonde. A questo si aggiunge la cementificazione, che procede senza tregua. Ogni 5 secondi perdiamo una porzione di suolo fertile, equivalente a un campo di calcio. Continuando a questo ritmo, si calcola che il 90% dei suoli del mondo sarà a rischio entro il 2050. Ma senza terreno fertile non c’è agricoltura e senza agricoltura non c’è cibo. La terra è anche fondamentale per mitigare la crisi climatica: costituisce il più grande serbatoio naturale di carbonio del pianeta e la sua capacità di stoccaggio è direttamente proporzionale alla sua fertilità.
«Sono tanti i contadini che hanno scelto la strada di lavorare con, e non contro, la natura – ha sottolineato Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia –, adottando pratiche rispettose e dimostrando che un’altra agricoltura è possibile, oltre che urgente. Il 50% delle aziende vitivinicole presenti a Slow Wine Fair sono certificate biologiche o biodinamiche e questo dimostra che sostenibilità ambientale, economica e sociale sono compatibili, e quello per noi è il modello di riferimento. Il loro lavoro è a beneficio degli ecosistemi e dei cittadini, con la prospettiva di conservare la biodiversità e la fertilità del suolo per il futuro di tutti noi e delle prossime generazioni».
Da Slow Wine Fair è arrivata anche un’altra richiesta precisa: investire in una ricerca scientifica indipendente che aiuti chi vuole fare agricoltura sostenibile: «In questi giorni – ha dichiarato Francesco Sottile, professore all’Università di Palermo e referente scientifico biodiversità di Slow Food –, parlare di sostenibilità e di riduzione dei pesticidi è quanto mai complesso, in un quadro generale inquinato da una strumentalizzazione che ha posto agricoltura e ambiente in contrapposizione. Una strada sbagliata, perché se la tutela dell’ambiente e la produzione agricola non diventano alleate non si può innescare quella conversione ecologica che è oggi inderogabile».