La sostenibilità è un elemento chiave in molte politiche europee, in cui il riciclo della plastica ricopre un ruolo cruciale. L’Europa, negli ultimi anni, ha infatti compiuto notevoli progressi nella transizione verso un’economia circolare per il trattamento dei rifiuti plastici: le plastiche circolari costituiscono ad oggi il 13,5% del contenuto di nuovi prodotti e componenti, in aumento del 37% negli ultimi 4 anni.
L’ultima analisi di Boston Consulting Group (Bcg) sottolinea come l’Europa abbia già ottenuto risultati promettenti, rispetto ai target di riciclo stabiliti nel 2023 all’interno della ‘Plastics Transition Roadmap’. Infatti, si prevede che, entro il 2030, la domanda europea coperta dalle plastiche circolari sarà del 25%, con un aumento al 65% per il 2050. Un dato che incide profondamente sulle emissioni di gas serra all’interno del sistema delle plastiche, comportandone una riduzione del 28% entro il 2030 e assecondando così l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Inoltre, dal punto di vista normativo, la Direttiva Europea sulla Plastica Monouso 2019/904 (Sup) spinge a raggiungere almeno il 25% di contenuto riciclato nelle bottiglie in plastica (Pet) entro il 2025 e il 30% entro il 2030.
Restano numerose sfide ancora aperte. L’incenerimento rappresenta, infatti, ancora il 50% del trattamento dei rifiuti plastici post-consumo, in crescita del 15% negli ultimi quattro anni, seguito dal riciclaggio (27%) e dallo smaltimento in discarica (24%). Inoltre, il 50% della plastica raccolta per il riciclaggio viene esportata fuori dall’Ue, perdendo, così, l’opportunità di trasformare i rifiuti in nuove risorse all’interno dell’economia dell’Unione.
Il mercato europeo della plastica riciclata ha subito una significativa destabilizzazione nel 2023, con una riduzione di oltre il 50% dei prezzi del materiale riciclato. Ciò è dovuto principalmente al crescente tasso di importazioni di plastica riciclata a basso costo da paesi extra-Ue, che non adottano politiche di circolarità, usando materiali che non rispettano gli standard europei e beneficiando di un costo del lavoro inferiore. Secondo dati Eurostat, nel 2022, il valore di queste importazioni ha raggiunto i 39,4 miliardi di euro, con una crescita del 40% negli ultimi tre anni.
È stato recentemente approvato il nuovo regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (Ppwr), in cui uno dei punti cruciali affrontati lungo il negoziato riguarda proprio l’origine delle materie prime utilizzate per raggiungere gli obiettivi di contenuto riciclato. Secondo l’European Recycling Industries’ Confederation (EuRic) questi obiettivi per gli imballaggi in plastica dovrebbero essere raggiunti utilizzando esclusivamente rifiuti raccolti nell’Ue, per garantire così una concorrenza equa e limitare le importazioni.
Una tematica, quest’ultima, che riguarda in particolare il Waste Shipment Regulation (Wsr). Questa recente normativa, infatti, impone il divieto di spedizioni internazionali di rifiuti in plastica dall’Ue verso nazioni non Ocse, senza però imporre simili limitazioni anche alle importazioni. In questo modo, secondo l’EuRic, vengono danneggiati i riciclatori europei, costretti a vendere solo all’interno dei confini dell’Unione, creando una situazione che non solo danneggia l’ambiente, ma va a colpire anche gli investimenti nell’industria delle tecnologie verdi in Europa.