Cosa prevede il decreto sulla rendicontazione di sostenibilità per le imprese

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 settembre: quali sono gli obblighi, le novità, le sanzioni e gli obiettivi . Tra gli aspetti più significativi l’estensione dell’obbligo di rendicontazione ambientale anche alle piccole e medie imprese.
La Redazione

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 settembre il Decreto Legislativo 6.9.2024 n. 125, “Attuazione della direttiva 2022/2464/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2022, recante modifica del regolamento537/2014/UE, della direttiva 2004/109/CE, della direttiva 2006/43/CE e della direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda la rendicontazione societaria di sostenibilità” che reca importanti novità di sicuro impatto in materia di informativa societaria. Questa rendicontazione consiste in “informazioni necessarie alla comprensione dell’impatto dell’impresa sulle questioni di sostenibilità e del modo in cui tali questioni influiscono sull’andamento dell’impresa”.

Tra gli aspetti maggiormente significativi che impatteranno in vista della chiusura del bilancio al 31/12/2024, si evidenzia l’estensione dell’obbligo di rendicontazione ambientale anche alle piccole e medie imprese, ad eccezione delle microimprese, perché rappresentano una quota significativa all’interno dell’Unione. “Tale obbligo contribuirà a proteggere i migliorare l’accesso delle imprese di minori dimensioni al capitale finanziario e ad evitare che tali imprese siano discriminate dai partecipanti ai mercati finanziari”.

La direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità si inserisce in quel “Piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile” con il quale la Commissione europea persegue l’orientamento dei capitali verso investimenti sostenibili allo scopo di realizzare “una crescita sostenibile e inclusiva, gestire i rischi finanziari legati ai cambiamenti climatici, l’esaurimento delle risorse, il degrado ambientale” e la promozione della “trasparenza e visione a lungo termine nelle attività economico-finanziarie”.

Una delle innovazioni più importanti della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) è l’introduzione del principio di doppia materialità, che richiede alle aziende di valutare non solo l’impatto dell’azienda sui fattori di sostenibilità, ma anche l’influenza di questi fattori sulle performance aziendali. Questo approccio favorisce una visione integrata delle attività aziendali e promuove una gestione sostenibile e responsabile nel lungo periodo.
Il recepimento di questa direttiva rafforza inoltre le norme contro il greenwashing, fenomeno in cui le imprese esagerano o falsificano i propri risultati in ambito ESG per migliorare la propria immagine pubblica. Attraverso una rendicontazione più rigorosa, le aziende saranno chiamate a dimostrare con maggiore precisione l’effettivo impegno in termini di sostenibilità.

Questi gli obblighi:
– la descrizione del modello di business e della strategia aziendale utile a comprendere la resilienza dell’impresa in relazione ai rischi di sostenibilità, le opportunità ed i piani finanziari e di investimento, nonché il rapporto con gli Stakeholders e le modalità di attuazione della strategia dell’impresa in relazione ai temi ESG e le relative tempistiche;
– la descrizione del ruolo e delle competenze e capacità degli organi di amministrazione e degli organi di controllo;
– la descrizione delle politiche dell’impresa in relazione alle questioni di sostenibilità e le informazioni su sistemi di incentivi – connessi ai temi ESG per i membri degli organi di amministrazione e controllo;
la descrizione delle procedure di dovuta diligenza e, ove applicabile, la norma rinvia alla Due Diligence Directive approvata dall’Unione Europea nei mesi scorsi (la CSDDD);
– i principali impatti negativi, effettivi o potenziali, legati alle attività dell’impresa e alla sua catena del valore, comprendendo in questo caso anche la catena di fornitura, nonché le azioni intraprese dall’impresa per prevenire o attenuare impatti negativi o per porvi rimedio;
– la descrizione dei principali rischi per l’impresa connessi alle questioni di sostenibilità e la loro modalità di gestione;
– gli indicatori e KPI pertinenti alla comunicazione delle varie informazioni.

La rendicontazione di sostenibilità dovrà includere “una breve descrizione del modello e della strategia aziendale” nella quale siano indicati i rischi connessi alle questioni di sostenibilità; i piani finanziari per la transizione verso un’economia sostenibile e con “la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C in linea con l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici”; le modalità di attuazione della strategia di sostenibilità, oltre alla descrizione degli obiettivi quantitativi “di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra almeno per il 2030 e il 2050”.

Oltre alle tante informazioni richieste, una importante innovazione risiede nella necessità di coerenza tra informazioni finanziarie e informazioni di sostenibilità. La rendicontazione di sostenibilità è soggetta ad una specifica attestazione che può essere affidata allo stesso revisore legale o società di revisione del “bilancio di esercizio” o un diverso revisore legale o società di revisione. In caso di irregolarità nella rendicontazione di sostenibilità o di omissione di informazioni rilevanti, la CONSOB avrà il potere di imporre non solo sanzioni pecuniarie, ma anche misure correttive obbligatorie per garantire che le imprese si adeguino agli standard previsti.

La Redazione
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