Lo spreco alimentare è considerato come una delle maggiori contraddizioni dell’attuale sistema di produzione alimentare. Secondo dati pubblicati dalla FAO coloro che nel mondo soffrono oggi la fame sono 783 milioni, è stimato però che la produzione mondiale di cibo potrebbe coprire il fabbisogno di altri 1,26 miliardi di persone con cui si eradicherebbe il problema della fame nel mondo: diventa chiaro così che la scarsità di risorse non è la causa del problema. Tuttavia, il tema dello spreco alimentare non è una questione che riguarda solo le zone ed i paesi poveri del mondo, non si sfugge dal problema persino in paesi avanzati e industrializzati come l’Italia, dove l’ISTAT ha evidenziato che almeno 1 persona su 10 non ha accesso ad un’alimentazione adeguata (ISTAT 2023). Secondo l’Osservatorio Internazionale su cibo e sostenibilità, ogni italiano spreca mediamente 0,5 kg di cibo alla settimana, tale fenomeno si acutizza nelle famiglie dei ceti popolari del sud e senza figli che abitano in piccoli comuni fino a 30.000 persone (Sprecometro 2023). Nell’intero sistema produttivo si stima che venga buttato 1/3 di tutto il cibo prodotto, ma la situazione maggiormente problematica si verifica entro le mura domestiche dove avviene il 73% dello spreco alimentare, e gli alimenti a patire di più questa situazione sono la frutta fresca, le insalate, i tuberi ed il pane fresco. Questi sono gli alimenti più facilmente deperibili, ma, nonostante siano anche fra i più economici, hanno portato ad uno spreco stimato in circa 15 miliardi di euro solo nel 2023, e le principali motivazioni di questi sprechi sono state individuate nell’acquisto eccessivo di prodotti e deperimento di frutta e verdura.
Come è stato dichiarato nell’ultimo summit anche il G7, la cui presidenza sarà italiana per l’anno 2024, farà della sicurezza alimentare una priorità della sua agenda, riprendendo così la direzione dettata dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite negli Obiettivi di sviluppo sostenibile per dimezzare lo spreco alimentare.
Per contrastare un problema così significativo è dunque necessaria una legislazione attenta al tema ed in questo campo l’Italia è un esempio virtuoso a livello europeo con la legge Gadda che già dal 2016 ha semplificato la normativa riguardante il recupero alimentare, a questo si aggiungono anche agevolazioni fiscali ad imprese, negozi e ristoranti che donano il cibo in eccesso ad organizzazioni non profit, per sostenere le persone bisognose e prevenire gli sprechi. Al contempo però è centrale il contributo individuale con un cambio di abitudini ed attenzioni che deve prodursi per completare l’azione pubblica, come sottolineato da Coldiretti e da associazioni come il WWF, questo oggi è facilitato dall’esistenza di svariate applicazioni per smartphone che aiutano a organizzare e prevenire lo spreco alimentare. Oltre a queste, alcune strategie d’acquisto vengono consigliate da Waste Watcher 2023, in collaborazione con l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, secondo cui per combattere lo spreco è utile organizzare la dispensa secondo la scadenza dei prodotti e fare una spesa basata sul menu settimanale. Per le strategie di consumo invece si consiglia principalmente di mangiare prima i cibi deperibili e di conservare l’eventuale cibo avanzato. Nonostante il fenomeno sia ancora molto diffuso, il rapporto Sprecometro 2023 evidenzia una tendenza positiva dell’Italia, dove rispetto al 2022 vi è stata una diminuzione del 12% di cibo sprecato, segnando così un miglioramento significativo.
“Quando parliamo di lotta allo spreco siamo pienamente all’interno della sfida climatica – ha affermato il ministro Gilberto Pichetto Fratin – per vincerla, anche in questo campo dobbiamo puntare sulle migliori pratiche che vengono dalle più diverse realtà produttive e sociali del Paese, che già oggi mettono in evidenza modelli vincenti lungo tutta la filiera”. “A questo – ha concluso il ministro – dobbiamo aggiungere una sempre più diffusa consapevolezza dei cittadini sul valore del cibo e sull’impatto che lo spreco alimentare determina sui nostri sistemi ambientali ed economici”.
Filippo Maria Mazza