In chiusura del primo Forum del Mare Ambrosetti, il ministro per la protezione civile e per le politiche del mare Nello Musumeci ha annunciato: “Credo di potervi anticipare che proporrò al governo, nella prossima seduta, di promuovere una legge di modifica della Costituzione, all’articolo 119. Inseriremo un emendamento che dica, con assoluta sintesi: La Repubblica tutela e valorizza il mare. Punto”.
Il Piano del mare – la prima attività nel suo genere che si impone di far dialogare i ministeri in un’ottica sistemica e di interesse comune sulla valorizzazione della risorsa mare – si compone di “220 pagine – come ha spiegato lo stesso ministro -, affronta i problemi legati alle dieci filiere che compongono l’economia del mare come nautica, crocieristica, cantieristica, sport, biologia marina, e la subacquea, straordinaria novità, per l’80 per cento ancora ignota, importante anche per terre rare e risorse naturali che consentono processi di sviluppo in alcuni settori industriali”.
L’attenzione al mare, che deve diventare centrale, deve iniziare fin “dalle scuole elementari, e questo governo intende promuovere un diverso approccio. Perché dico questo? E’ stato ribadito in questi due giorni che il mare è stato l’elemento trascurato in questi ultimi ottant’anni, è stato trascurato per una serie di ragioni anche geoeconomiche, per il policentrismo dell’Europa continentale che si è preoccupata di guardare verso il Baltico e verso i paesi dell’est, lasciando il Mediterraneo inizialmente al suo destino e successivamente all’ingresso e al protagonismo di altre potenze economiche e politiche”. “Il Piano non ha precedenti e va aggiornato periodicamente, nel passato i 10 ministeri non hanno dialogato tra loro o lo hanno fatto assai marginalmente – ha proseguito Musumeci – L’Italia ha bisogno di una strategia sul mare e del mare”, data “la concorrenza che cresce con i Paesi africani, la grande incognita del Mar Nero, le ambizioni della Turchia. Noi siamo un mare assai strategico ma chiuso fra lo stretto di Suez e di Gibilterra e su questo ci giochiamo il nostro futuro, ecco perché questo Mediterraneo medio oceano deve aprirsi al confronto con le potenze dell’indo pacifico e dell’Atlantico”. Il mare “può rappresentare, specie per le regioni indietro dal punto di vista socioeconomico, la carta vincente per crescere per i due sistemi Italia: centro Nord e centro Sud”.
Dopo aver affrontato le tematiche legate gestione delle emergenze generate dall’immigrazione in mare, il ministro ha analizzato la situazione delle infrastrutture portuali in Italia, tassello essenziale per affrontare la questione geopolitica attuale: “Questo è il tema sul quale noi dovremmo puntare: la portualità, le infrastrutture e la pesca, con le insidie che porta questa antica, plurisecolare, millenaria attività, che oggi vive una concorrenza sempre più spregiudicata”.
Il ministro Musumeci ha quindi concluso: “Siamo tutti d’accordo almeno su un dato, il mare può diventare il nuovo motore di crescita della nazione. Per poterlo diventare servono interventi anche normativi. Serve tanta passione, serve tanta buona volontà. Serve una convergenza attorno ad un tavolo che, sulle politiche marittime, è mancata per ottant’anni”.