Riceviamo e pubblichiamo il testo vincitore del concorso italiano per la sezione Articolo all’interno del programma internazionale Young Reporters for the Environment, promosso dalla Foundation for Environmental Education (FEE). L’articolo è firmato da Samuele Prandini, di Nonantola, ha superato la fase nazionale e parteciperà alla selezione internazionale.
Ciclabili: Città Vive e Vivibili
La Situazione a Modena
Frequento le superiori a Modena (Emilia Romagna) ma abito a Nonantola, un paesino ad appena 10 km di distanza; perchè quando vado a scuola in bici la percezione della gente è che sia arrivato vivo per miracolo? Perchè per farlo sono costretto a percorrere metà del tragitto a lato della Nonantolana, una strada provinciale (la sp255) che è totalmente sprovvista di qualsiasi percorso per ciclisti che devono accontentarsi di una banchina striminzita, ove presente, e sperare che gli autisti moderino la velocità nei sorpassi. La situazione non è così in tutte le tratte: ve ne sono alcune molto ben attrezzate e protette, quali la Diagonale Verde, magari perchè costruite su vecchie linee ferroviarie. Il problema comune a quasi tutte non è la pericolosità dell’intero tracciato bensì la presenza di punti particolarmente rischiosi ed esposti come rotonde in cui ci si trova totalmente spesati e fuori luogo perchè mancano addirittura i semafori. Ciò è un gran peccato perchè porta a un utilizzo scarso della bici: su Modena il 70% degli spostamenti avviene in auto e il 45% di essi è inferiore ai 2.5 km e potrebbero essere svolti tramite l’utilizzo di biciclette. In questo report voglio quindi indagare perchè l’adozione di questi mezzi di trasporto sostenibili sia così ridotta seguendo due diverse direzioni d’indagine.
Ispiriamoci a Bologna
Probabilmente per un modenese è un boccone amaro da mandare giù, ma nel capoluogo hanno fatto molto meglio di noi nel suggerire l’adozione del velocipede e occorre capire cosa possiamo imitare. Bologna ha dato alla luce la bicipolitana, la loro rete ciclabile metropolitana ad altra velocità, che prevede di rag- giungere i 980km di in 20 tratte cittadine per l’utilizzo di tutti i giorni e 14 più rurali per il cicloturismo nel tempo libero. Tale rete attualmente è realizzata al 42% ma i lavori stanno continuando e la grande innovazione si articola più che altro nella creazione di un sito web molto accessibile dove tramite una mappa interattiva si possono esaminare tutti i per- corsi e controllare in tempo reale lo stato di avanza- mento dei lavori e le caratteristiche delle tratte, utile nella pianificazione dei giri, o dove vengono pubblicizzati eventi come i bike park di introduzione per bambini tra aprile e maggio. Questa rete contribuisce ben dal 2019 ad avvicinare molte persone all’utilizzo di questo mezzo; ma anche la più recente strategia della controversa zona 30 sta già portando i suoi vantaggi quali la riduzione di gravità e di numero assoluto degli incidenti. Allo stesso tempo in appena un mese si `e registrato un aumento del 30% nell’utilizzo delle bici sia per la maggiore sicurezza che ne deriva sia perchè a tali velocità sono diventate paragonabili alle auto a livello di tempistiche. Potremmo infine citare Bolzano: la ciclabile cittadina è meno estesa ma più capillare ed è caratterizzata da un’integrazione di servizi quali punti di bike sharing, illuminazione intelligente delle ciclabili, officina mobile e incontri nelle scuole di avvicinamento. E’ questa sinergia tra infrastrutture più adeguate, regolamentazioni incentivanti, educazione e interoperabilità di servizi che dobbiamo cercare di riproporre anche a Modena!
Un Incentivo Modenese: il Bike to Work
Nel 2019 al comune di Modena serviva un incentivo per promuovere l’utilizzo della bici tra i suoi cittadini o tra quanti vi lavorassero. Così tramite un bando nacque il progetto Bike to Work: i cittadini avrebbero potuto registrare i loro spostamenti e ricevere un simbolico compenso per ogni chilometro percorso, fino ad un massimo di 30 euro al mese o fino all’esaurimento del fondo da 1500. Tale proposta integra il servizio della PMI Wecity che ha creato un’app per il tracciamento del ciclista o pedone necessario poi al calcolo dei 0,20 €/Km ma non solo: tramite essa ogni cittadino può vedere effettivamente quale risparmio in termini di chilogrammi di CO2 la sua scelta di mobilità ha prodotto. A questa dimensione di consapevolezza individuale dei propri gesti se ne aggiunge una collettiva: gli aderenti al progetto vengono raggruppati in due classifiche, una locale e una generale, dove ci si può confrontare coi propri colleghi nel chilometraggio e nel risparmio di anidride carbonica. Questo `e un utilizzo della competitività in un’ottica molto positiva e propositiva perchè fornisce una motivazione in più per mettersi sui pedali nei giorni in cui sia scarsa o il meteo sia avverso. La volontà di superare un collega in alcuni casi può valere di più di qualche goccia d’acqua e oltre a rendere assidui cicloamatori coloro che prima utilizzavano la bici saltuariamente, può anche portare ad allungare i propri tragitti (per aumentare i kg riconosciuti) e scoprire nuove aree rurali che prima non si immaginava nemmeno di poter raggiungere. L’app è gestita da questa piccola impresa modenese e può essere utilizzata da chiunque per valutare la propria impronta ambientale; ma i comuni o le aziende hanno anche la possibilità di creare delle mission per cittadini e dipendenti ponendo magari un piccolo premio monetario come compenso per premiare tali abitudini positive. Il comune di Modena in particolare ha riproposto una nuova edizione dall’aprile al settembre di quest’anno; ma l’aspetto migliore della proposta è il fatto che l’infrastruttura esiste già e alle amministrazioni che vogliono aderire basta bandire il progetto: è una soluzione modenese del tutto trasferibile altrove!
L’esistenza di tali servizi però non deve distogliere gli organi competenti dal problema della scarsa adozione della due ruote: questi incentivi simbolico-monetari e competitivi funzionano solamente con chi già la utilizza ed è spinto a farlo di più; il vero bacino demografico dal quale auspichiamo di attingere sono invece tutti coloro che non la inforcano quasi mai perchè non si sentono sicuri. Sarebbe molto più facile per tutti fare i pendolari della bicicletta se vi fossero delle ciclabili migliori e degli aiuti anche nell’acquisto del mezzo o strumenti per integrarlo con la mobilità pubblica pre-esistente.
Conclusioni
La mobilità cittadina non sarà la principale causa del cambiamento climatico, ma è una problematica che ci tocca più da vicino perchè sono i fumi delle auto ferme nelle code o ai semafori che patiamo di più; uno spostamento delle abitudini di trasporto urbano è necessario per una salvaguardia collettiva. Le città riprendono vita grazie a tutti coloro che le percorrono a piedi o in bici e che si fermano nei parchi o si incontrano in piazza; sono più vive anche a livello economico perchè si incentivano i negozi e le imprese locali e infine anche chi per l’età o per difficoltà motorie non riesce a muoversi così gode ugualmente dei benefici. La cosa più importante in assoluto però è che queste scelte consapevoli collettive hanno degli impatti effettivi, misurabili dagli indicatori, e non chiedono grandi sforzi nè ai comuni nè ai singoli; spero di avervi ricordato che ci sono davvero azioni semplici e impattanti e magari avervi dato un qualche spunto per una nuova direttrice da percorrere in ottica sostenibilità.