Il consumo del suolo non smette di trasformare il territorio nazionale: così risulta dal rapporto annuale dell’ISPRA “Il consumo di suolo in Italia 2023”, arrivato al decimo anno di pubblicazione, questo fenomeno presente oramai da anni nel nostro paese non conosce battute d’arresto. Tale perdita comporta contemporaneamente la scomparsa di tutti i servizi ecosistemici che il suolo fornisce, ovvero quei centrali benefici che il capitale naturale offre all’uomo, come la regolazione delle temperature, la cattura e stoccaggio del carbonio e la regolazione della qualità dell’acqua.
La criticità della situazione risulta chiaramente: negli ultimi dodici mesi la velocità di questo fenomeno è aumentata, arrivando a toccare i 2,4 metri quadrati al secondo e crescendo di oltre il 10% rispetto al 2021. Il consumo di suolo è un fenomeno che compromette una risorsa di fondamentale importanza, si verifica quando un territorio originariamente agricolo, naturale o seminaturale viene occupato da strutture artificiali con la costruzione di nuovi edifici o infrastrutture e dall’espansione delle aree urbane, trasformandone la natura.
Il rapporto rileva che la densità delle coperture artificiali contribuisce in maniera non indifferente all’aumento delle temperature, le quali crescono infatti di pari passo, l’effetto è ancor più visibile negli ambienti cittadini. Si pensi che, nonostante i valori varino a seconda del territorio, mediamente la differenza di temperatura del suolo nelle aree urbane di pianura rispetto al resto del territorio è di 4°C d’estate con massime che oscillano fra i 6°C a Firenze e gli oltre 8°C a Milano.
Ciononostante, questa problematica non riguarda solo le temperature, il suolo infatti svolge un ruolo fondamentale nell’assorbimento dell’acqua, ed il suo consumo influisce fortemente anche in altri ambiti come la sicurezza idrogeologica: in un solo anno oltre 900 ettari sono stati resi impermeabili nelle aree a pericolosità idraulica media, mentre oltre 2.500 ettari si trovano in aree a pericolosità sismica alta o molta alta.
Il rapporto, presentato a Genova in occasione dell’Assemblea ANCI, sottolinea che “le città sono ormai troppo calde e impermeabili” e che “le aree agricole sono sempre di meno” (4.500 ettari persi in soli 12 mesi). Tali dati però, oltre ai costi ambientali, indicano anche i risvolti economici del fenomeno, con 9 miliardi di euro persi ogni anno per il consumo del suolo rilevato nel periodo 2006-2022.
Tuttavia, nel rapporto spiccano anche delle realtà virtuose nella preservazione del suolo come Ercolano in Campania, fra i comuni grandi, con solo 0,2 ettari consumati in più nel 2022 e Montale in Toscana, fra i comuni medi, con 0 ettari consumati. Più critica è invece la situazione tra i capoluoghi delle città metropolitane dove a risparmiare suolo, sono solamente Genova, Reggio Calabria e Firenze.
Filippo Maria Mazza