Intervista a Nicola Procaccini: partiamo da neutralità tecnologica, reciprocità e buon senso

L'europarlamentare: "I risultati più importanti sono legati all’inversione che c'è stata sia sul piano del contrasto all'immigrazione illegale sia sul piano di un approccio più equilibrato alla cosiddetta transizione verde".
Rosalba Teodosio
Nicola Procaccini

In vista delle prossime elezioni per il Parlamento Europeo dell’8 e 9 giugno, greenzone.news ha incontrato il deputato europeo Nicola Procaccini, attualmente co-presidente del gruppo ECR al Parlamento Europeo e responsabile del dipartimento Ambiente ed energia di Fratelli d’Italia.

Onorevole Procaccini, dopo 5 anni al Parlamento Europeo ci si presenta nuovamente agli elettori. Qual è la visione di Europa che, come conservatori e come Fratelli d’Italia, proponete, e quale Italia intendete portare a Bruxelles?

Quello che intendiamo riproporre è il modello originale di Unione Europea. Proprio qui a Roma nel ‘57 venne firmato il trattato che istituiva la Comunità Europea, un’unione di stati nazionali. Un’unione confederale concepita come un’alleanza che si occupa di poche cose, ma serie e fatte bene. Esattamente il contrario di quello che è accaduto negli anni successivi. Ovvero l’Unione Europea si è occupata di tutto, entrando nelle nostre vite ovunque, tranne che sulle cose serie. Per quanto riguarda l’Italia, si presenta all’inizio di questa nuova stagione politica europea in una posizione di forza rispetto alle altre grandi nazioni europee. Malgrado ci avessero dipinto per anni come i malati d’Europa, oggi noi siamo quelli che crescono di più in termini economici tra tutte le grandi nazioni, siamo quelli che hanno il record di occupazione, che a Piazza Affari registrano il record assoluto in termini di scambi, siamo quelli con lo spread ridotto a quasi a 100 punti base. Abbiamo ancora tanti ostacoli da superare, tanti problemi da risolvere, però è un fatto che oggi l’Italia sia in una situazione di forza. E questo naturalmente significa anche poter finalmente esercitare un’influenza che non abbiamo mai esercitato prima. Anche la percezione dell’Italia in Europa è cambiata. Poco tempo fa l’autorevole giornale tedesco FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung) ha titolato “L’Italia è sottovalutata”. Ed ecco, è effettivamente così, ci hanno sottovalutato. E’ cambiata in particolare la percezione che si ha di Giorgia Meloni, arrivata al Governo con tanti pregiudizi che la rincorrevano e invece si è dimostrata essere una persona capace di dialogare con tutti e si è affermata in questo momento come la leader forse più influente che ci sia oggi in Europa.

Quali sono i risultati di cui è più fiero ottenuti in questo mandato ormai al termine?

I risultati più importanti sono legati all’inversione che c’è stata proprio nelle ultimissime battute della scorsa legislatura, sia sul piano del contrasto all’immigrazione illegale sia sul piano di un approccio più equilibrato alla cosiddetta transizione verde. Per quanto riguarda l’immigrazione illegale, finalmente adesso ci danno retta. Dopo quattro anni e mezzo in cui ci hanno accusati di essere dei pericolosi xenofobi, oggi si sono resi conto che semplicemente cerchiamo di avere un approccio, come dire, pragmatico e non a breve termine. E l’unico modo per contrastare l’immigrazione illegale è fermare le partenze, e per fermare le partenze servono accordi con i Paesi terzi. La transizione verde: anche lì per quattro anni e mezzo ci hanno accusato di essere negazionisti, di essere disinvolti, indifferenti alla questione ambientale. In realtà, semplicemente noi chiedevamo di avere un po’ più di buon senso, un po’ più di equilibrio nelle scelte che si facevano. Perché in particolare contestavamo questa idea per cui gli esseri umani nuocciono alla natura, una follia. La natura ha bisogno degli esseri umani, e gli esseri umani hanno bisogno della natura. E quindi questo approccio più equilibrato si è tradotto poi nell’ultima seduta plenaria di Strasburgo in un rinvio della PAC, in una rimodulazione della politica agricola comune, e anche nella sospensione e quindi nella rivisitazione di questa cosiddetta legge sul ripristino della natura che è una somma di indicazioni pseudo ambientaliste, ma che in realtà rappresentano quanto di più oscurantista si sia visto nel nostro continente negli ultimi anni.

All’interno del Parlamento Europeo, lei è membro della Commissione Ambiente, Sanità pubblica e sicurezza alimentare e, per il suo partito, è responsabile del dipartimento Ambiente ed energia. Quali sono, secondo lei, le priorità per una reale transizione energetica e quali le misure necessarie per tutelare l’ambiente?

Innanzitutto, serve il concetto di neutralità tecnologica. Che vuol dire? Vuol dire che si può condividere un obiettivo, un obiettivo di conservazione, di difesa dell’ambiente, ma bisogna lasciare libere le nazioni di scegliere la tecnologia tra quelle disponibili che più fa al proprio caso, perché ogni nazione ha una sua specificità. E spesso si può raggiungere lo stesso obiettivo ambientale semplicemente utilizzando una strada diversa, uno strumento diverso. Noi lo sosteniamo ovunque. Per esempio, lo sosteniamo anche sul motore elettrico. Sosteniamo i biocarburanti, il biodiesel, che sono a saldo zero in termini di emissioni di CO2, anzi addirittura meno di zero. Però ci consentono di conservare il motore a combustione termica e non essere costretti a unicamente all’elettrico, che peraltro è una tecnologia di cui non possediamo se non piccoli pezzi della filiera produttiva, che, come si sa, è in mano ad una nazione, la Cina, che è totalmente disinteressata alla questione ambientale. Scommettiamo sulla filiera del riciclo. Noi abbiamo contestato la direttiva sugli imballaggi affinché la tecnologia del riciclo e dell’economia circolare su cui l’Italia ha investito tanto non venisse gettata a mare inseguendo l’utopia del riuso, che chiaramente non può essere possibile se non in piccoli segmenti della produzione di imballaggi. L’altro concetto in cui crediamo è quello della reciprocità. Se siamo in 100 a fumare in una stanza e uno smette di fumare ma gli altri 99 aumentano il consumo di sigarette non è che l’aria diventi più respirabile. Purtroppo, è quello che accade con la CO2 e, malgrado il tracollo di emissioni di CO2 in Unione Europea e in Italia visto che l’Unione Europea ormai emette meno del 7% complessivamente, le emissioni di CO2 sono aumentate nel mondo, toccando il picco massimo nella storia dell’umanità. Perché? Perché, per l’appunto, ci sono nazioni totalmente disinteressate alla questione. E questo credo sia un problema che vada posto. Il terzo concetto è il buon senso. Sembra una cosa banale, ma in realtà è quanto di più utile ci sia per compiere le scelte politiche. Buon senso che è stato sacrificato sull’altare al furore ideologico.

Imballaggi, Case Green, Pac, biocarburanti ed emissioni, salute e libertà dei consumatori: la sua attività ha spaziato tra varie tematiche. Quali sono i temi su cui c’è ancora molto da fare in Europa e su cui pensa che il suo contributo – e quello del suo partito – sia necessario?

Oltre a quanto già detto, riteniamo prioritario difendere e sostenere coloro che vivono e lavorano nel mondo rurale. Agricoltori, allevatori, pescatori, ma io aggiungo anche i cacciatori. Sono stati indicati come nemici pubblici da spazzare via. E paradossalmente questo veniva affermato da chi nella natura va solo in vacanza una volta l’anno, vivendo magari al centro della ZTL di Amsterdam o di Stoccolma e permettendosi di dire come si difende la natura a uomini e donne che per la natura vivono e lavorano da secoli, da generazioni. Questo dato è inaccettabile e quindi noi difendiamo coloro che vivono e lavorano nel mondo rurale, perché peraltro è anche un modo per difendere la natura: difendendo coloro che sono loro i migliori custodi della natura.

Lei è stato anche amministratore sul territorio. Quanto di questa esperienza ha portato in Europa e in che modo l’ha aiutata a comprendere quanto normative generali, decise a livello europeo, possano riflettersi nel particolare?

Fin da quando sono ragazzino, mi sono sempre definito, più che un ambientalista, un ecologista. Perché faccio questa distinzione? La parola ecologia deriva da oikos, che significa casa: ecologia vuol dire occuparsi della propria casa. Ecco, io come sindaco, come ecologista, ho sentito l’esigenza di occuparmi innanzitutto della mia casa, della mia casa intesa naturalmente come città. Diffido di quelli che si disinteressano dei giardini e dai parchi che sono fuori dalla propria casa e si interessano solo di quello che succede in Amazzonia o in altre parti del mondo. Io penso che, appunto, l’ecologia inizi proprio da qui, tra i quartieri della propria città, nella cura del verde e degli spazi vicini. Sono anche presidente dei conservatori europei e spesso mi piace citare una frase del filosofo conservatore Roger Scruton, secondo il quale l’ecologia è la quintessenza della causa conservatrice, l’esempio più vivido dell’alleanza tra chi non c’è più, tra noi che ci siamo oggi e chi verrà dopo di noi. Questo insegnamento io non lo dimentico. Ed è ciò che cerco di mettere in pratica nella mia attività politica: lo facevo da sindaco e lo faccio oggi.

Rosalba Teodosio
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