Prandini (Coldiretti): “Perso 1/3 dei terreni agricoli, accelerare su legge consumo di suolo”

"Occorre intervenire sulle emergenze con sostegni adeguati, ma servono anche scelte strutturali per far fronte agli effetti sempre più devastanti dei cambiamenti climatici attraverso un'azione a favore della transizione ecologica con investimenti".
La Redazione

“A causa della cementificazione e dell’abbandono l’Italia ha perso quasi 1/3, il 30% dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari ed effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio e sul deficit produttivo del Paese e la dipendenza agroalimentare dall’estero. Occorre quindi accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo che giace da anni in Parlamento e che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio”. Sono le dichiarazioni di Ettore Prandini, durante l’assemblea che lo ha appena rieletto alla guida della Coldiretti.

“Occorre intervenire sulle emergenze con sostegni adeguati ma servono anche scelte strutturali per far fronte agli effetti sempre più devastanti dei cambiamenti climatici attraverso un’azione a favore della transizione ecologica con investimenti che vanno dal verde urbano alle agroenergie ma anche un piano invasi per garantire acqua a cittadini e imprese e lo sviluppo dell’agricoltura 4.0 con strumenti come droni, robot e satelliti che rappresentano oggi un giro d’affari di più di 2 miliardi di euro, con un incremento del 2300% nel giro di appena cinque anni” – ha continuato Prandini. “Ma sul fronte dell’innovazione occorre lavorare anche alla nuova genetica green no ogm per ridurre i costi delle imprese ed aumentare il reddito. In tale ottica lanceremo nel 2024 i primi campi sperimentali in Italia sulle Tea, le Tecniche di evoluzione assistita” ha aggiunto. ”Nei prossimi 5 anni crescerà anche la nostra azione in Europa – conclude Prandini – dove si decidono i destini della nostra agricoltura e dove l’Italia, che è leader mondiale nella qualità e nella sicurezza alimentare, ha il dovere di svolgere un ruolo di apripista nelle politiche agroalimentari, nell’interesse delle imprese e dei cittadini. Ma resteremo fortemente ancorati ai territori dove le Regioni sono interlocutori privilegiati delle politiche comunitarie”.

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